Firenze e il peso: una storia da titani

22 Febbraio 2019

Leonardo Fabbri sulla scia dei lanciatori concittadini Profeti, Meconi, Montelatici e Andrei

di Giorgio Cimbrico

Ascanio Condivi scriveva che quando Michelangelo aveva cominciato a intravedere, dentro quel non perfetto blocco di marmo, quel che sarebbe diventata la colossale e perfetta figura di David, andava in giro per le strade di Firenze alla ricerca di modelli, di movimenti, di tensioni muscolari: li trovò nell'opera degli artigiani intenti al lavoro, soprattutto mastri bottai e fabbri. Il David che di lì a poco apparve dal marmo ha più il fisico di un decatleta che di un lanciatore ma le peregrinazioni di Michelangelo, culminate in una serie di disegni sparsi tra la collezione di Elisabetta a Windsor e una lunga serie di illustri musei, sono servite a formare il corpo di un solido canone: i fiorentini hanno sempre prodotto uomini forti.

Non è un caso che all’Accademia, prima di giungere nella rotonda che ospita il David, quattro barbuti Prigioni, questi sì dalla muscolatura accentuata per non dire ipertrofica, stiano lottando per liberarsi del marmo che il Maestro non aveva eliminato, in uno dei tanti percorsi di “non finito” che hanno scandito la vita del genio che amava sfide totali, a volte troppo grandi. Già cinquecento anni or sono i fiorentini potevano contare su uomini nerboruti, lontani da certi stereotipi volpini o grifagni, come Niccolò Machiavelli, come Cosimo de’ Medici detto il Vecchio. I grandi e i grossi cresciuti in città, o nei dintorni, sono stati in questi ultimi settant’anni il trave portante e la linfa, gigliata e azzurra, del lancio del peso.

In una successione cronologica che ha la scansione di una staffetta tra generazioni, ecco i cinque titani che hanno messo le mani su un oro olimpico, tre record del mondo e 52 titoli italiani. La tradizione ha un germoglio molto fresco, il giovanissimo Fabbri che porta il nome (beneaugurante) di un altro toscano di chiara fama, festeggiato quest’anno in tutto il mondo: Leonardo.

Angiolo Profeti, nato a Castelfiorentino nel 1918, 1,88 per 108, Assi Giglio Rosso, 15 titoli italiani, argento europeo a Bruxelles 1950, dodicesimo ai Giochi Olimpici di Helsinki 1952. Primato personale, 15,42.

Silvano Meconi, nato a Cortona nel 1931 e trapiantato a Firenze, 1,88 per 118, Assi Giglio Rosso, 13 titoli italiani, decimo ai Giochi di Melbourne 1956 e quinto agli Europei di Stoccolma 1958. Primato personale, 18,82. Tre volte primatista europeo nel 1959.

Marco Montelatici, nato a Firenze nel 1953, 1,85 per 108, Assi Giglio Rosso (e poi Iveco), 10 titoli italiani, terzo agli Europei indoor di Madrid 1986. Primato personale, 20,90.

Alessandro Andrei, nato a Scandicci nel 1959, 1,91 per 118, Assi Giglio Rosso (e poi Fiamme Oro), 12 titoli italiani, campione olimpico a Los Angeles 1984, secondo ai Mondiali di Roma 1987. Tre primati del mondo (22,72, 22,84, 22,91) il 12 agosto 1987 a Viareggio.

Leonardo Fabbri, nato a Bagno a Ripoli nel 1997, 2,00 per 136, Atletica Firenze Marathon (e poi Aeronautica), 2 titoli italiani. Primato personale, 20,69.

Cinque, proprio come le statue michelangiolesche della Galleria dell’Accademia. Il museo del lancio del peso.  

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