Londra: King Kipchoge e Queen Cheruiyot

22 Aprile 2018

Eliud Kipchoge e Vivian Cheruiyot vincono la London Marathon in 2h04:17 e 2h18:31. Farah record britannico in 2h06:21. Keitany solo quinta, Dibaba ritirata.

di Marco Buccellato

Nella London Marathon il campione olimpico Eliud Kipchoge conquista il successo per la terza volta in 2h04:17 davanti all'etiope Kitata (2h04:49) e al britannico Mo Farah, neo-recordman nazionale in 2h06:21. Corsa femminile vinta in rimonta dall'altra keniana plurimedagliata in pista Vivian Cheruiyot, che raggiunge e supera la favorita Mary Keitany e si invola al traguardo in 2h18:31 precedendo Brigid Kosgei (2h20:13) e l'etiope Tadelech Bekele (2h21:40). Quinta Mary Keitany, ritirata Tirunesh Dibaba per problemi muscolari.

Eliud Kipchoge è imbattibile. Alla decima maratona della carriera, il campione olimpico di Rio 2016 ha colto il nono successo sui 42 km, di cui gli ultimi otto consecutivi, vincendo a Londra come nel 2016 (l'anno scorso non fu presente) e raggiungendo a quota tre vittorie il connazionale Martin Lel, il portoghese Pinto e il messicano Ceron. La terza firma londinese di Kipchoge manda a registro l'ennesima prestazione-monstre, 2h04:17, figlia di una condotta cronometrica regolare su ritmi molto elevati ma non scriteriati, e di un segmento dal 35° al 40° chilometro coperto in 15' esatti al ritmo di 3' a chilometro. Il tutto in condizioni pre-estive più che primaverili, con cielo terso e temperature di qualche grado superiori alle previsioni. Corsa sviluppatasi con nove uomini al comando, compreso l'attesissimo Mo Farah che trova il tempo di discutere animosamente con un motociclista al seguito dei top runner e che cede a King Kipchoge solo dopo 28 km, staccandosi via via. L'ultimo ad arrendersi alle cadenze regali del keniano è stato l'etiope 22enne Tola Shura Kitata, vincitore in autunno in 2h05:50 a Francoforte, che ha retto da protagonista fino a cinque chilometri dal traguardo e ha chiuso degnissimo secondo sottraendo in 2h04:49 un minuto al personale con la quarta prestazione under 23 nella storia della maratona.

FARAH TERZO CON RECORD - Pur se staccato da Kipchoge, Mo Farah ha centrato il vero obiettivo della sua London Marathon, meritandosi il podio e migliorando largamente in 2h06:21 il primato nazionale di Steve Jones (2h07:13), cogliendo anche la terza prestazione europea all-time dopo il primato del norvegese Moen (2h05:48) e il 2h06:10 del turco-keniano Kigen di due anni fa. Grandissimi nomi a piè di podio: quarto il due volte campione del mondo Abel Kirui in 2h07:07, quinto Bedan Karoki in 2h08:34, sesto e ancora una volta deluso Kenenisa Bekele in 2h08:53. Solo ottavo il vincitore di un anno fa Daniel Wanjiru (2h10:35). Questi i passaggi intermedi di Eliud Kipchoge: 13:48/5km, 28:19/10km, 43:05/15km, 57:52/20km, 1h01:00/mezza maratona, 1h12:36/25km, 1h27:24/30km, 1h42:33/35km, 1h57:35/40km, 2h04:27/42,195km.

CHERUIYOT-MONSTRE, KEITANY K.O. - E' Vivian Cheruiyot la London Marathon Queen.

La keniana della Rift Valley quasi 35enne con un palmarès straordinario in pista e nel cross, con un titolo olimpico, cinque titoli mondiali, due argenti a cinque cerchi e altrettanti iridati (anche un bronzo), ha conquistato la 42 km della capitale britannica con una prova dettata dalla saggezza (1h08:56 a metà corsa e 1h09:35 nella seconda parte) e dalle perfette condizioni fisiche, agganciando dopo il 35° km la favorita Mary Keitany, vincendo in 2h18:31, quarta prestazione di tutti i tempi e sesto crono assoluto sulla distanza. Alla terza maratona della carriera, la Cheruiyot ha messo le basi per l'ultimo grande sogno della carriera, l'oro olimpico sui 42 km a Tokyo 2020. L'esordio un anno fa qui a Londra (quarta in 2h23:50) poi il successo autunnale a Francoforte in 2h23:35 e oggi la vittoria nella classica delle classiche su strada, con personal best disintegrato di oltre cinque minuti.

PAULA RESTA IN SELLA - Una corsa per lunga parte nel segno della Keitany che sognava il primato del mondo in gara mista, dopo aver firmato quello "only woman" lo scorso anno in 2h17:01, e il quarto successo londinese per pareggiare a trent'anni di distanza la norvegese Ingrid Kristiansen. La keniana è stata a lungo sotto la tabella-record di Paula Radcliffe, interpretando la corsa con maggior saggezza rispetto ai passaggi di un anno fa, ma il rallentamento nella seconda parte ha compromesso ogni chance di primato. Perso il treno-record, poco dopo il 35° chilometro la Keitany ha subìto il ritorno di Vivian Cheruiyot senza avere le energie per opporre una reazione e via via è stata superata anche dall'altra connazionale Brigid Kosgei (2h20:13, primato personale migliorato di 9") e dall'etiope Tadelech Bekele (2h21:40, PB di 14"), chiudendo quinta stremata dalla fatica in 2h24:27, sorpassata di fronte a Buckingham Palace anche da Gladys Cherono, quarta in 2h24:10. La London Marathon ha perso strada facendo un'altra protagonista di grido, l'etiope Tirunesh Dibaba fermata da problemi muscolari dopo il 30° km dopo aver condotto la gara assieme alla Keitany nei primi 18 chilometri. Questi i passaggi di Vivian Cheruiyot: 16:15/5km, 32:53/10km, 49:18/15km, 1h05:31/20km, 1h08:56/mezza maratona, 1h21:56/25km, 1h38:19/30km, 1h54:48/35km, 2h11:08/40km, 2h18:31/42,195km.

LA COPPA DI DORANDO - Starter d’eccezione la Regina Elisabetta II, 92 anni compiuti ieri, che ha dato il via “a distanza” premendo un bottone sul podio allestito nei giardini del castello di Windsor. Un rituale simbolico che torna dopo 110 anni: da lì nel 1908 la principessa e futura regina Maria, nonna di Elisabetta, aveva fatto partire la maratona olimpica. E al termine della corsa la regina Alessandra, che dell’attuale sovrana era invece la bisnonna, donò a una coppa a Dorando Pietri, dominatore ma sfortunato protagonista per le cadute in prossimità dell’arrivo e la successiva squalifica causata dall’aiuto ricevuto. Adesso quel famoso trofeo è tornato a Londra per essere esposto e a portarlo sono stati Alberto Bellelli, sindaco di Carpi (dove è cresciuto Dorando), e Paola Salati della Società Ginnastica La Patria 1879. Un omaggio per l’atleta italiano che, usando parole sue, “conquistò e perse la vittoria”.

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